Nella mia pratica professionale ho sempre cercato di mantenere amplio il mio range di intervento, rafforzando le mie capacità per rispondere ad ogni tipo di domanda clinica rivoltami dai pazienti. Dai semplici disagi e disturbi quotidiani (difficoltà relazionali e sul lavoro, dubbi sull’amore, ecc.), per così dire, alle gravi patologie psichiche e fisiche che necessitano di un lungo supporto psicoterapeutico o psicoanalitico. Parliamo in quest’ultimo caso di patologie che accompagnano la persona durante tutto il corso della sua vita o che sono fortemente invalidanti tanto da ostacolare il normale corso delle faccende quotidiane per i sintomi “ingombranti” come disturbi dell’alimentazione, panico, disturbi dell’umore, disturbi della personalità, schizofrenie e psicosi. Lo stesso impegno ho dedicato e dedico a coloro che hanno malattie organiche croniche o rare per aiutarli a migliorare la propria perizia con la malattia.
Attualmente mi occupo anche di chi è interessato da disturbi psichici che comportano una sintomatologia a livello corporeo come disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge eating/obesità) somatizzazioni e sintomi funzionali, attacchi di panico o crisi di angoscia, disturbo borderline con condotte autolesive, schizofrenia, dipendenza da sostanze. Lavoro anche con persone affette da malattie organiche più o meno invalidanti che risultano essere soverchianti e particolarmente condizionanti rispetto al proprio stato interiore.
Il terreno di confronto e collaborazione continua che ho strutturato con colleghi medici e psichiatri garantisce la giusta rete di intervento anche nel caso di sintomatologie e patologie di una certa gravità diagnosticate come psicosi, schizofrenie, disturbi di personalità e disturbi affettivi. Più semplicemente mi occupo anche di questioni legate alle problematiche circa le relazioni personali (dipendenza/autonomia, orientamento sessuale/genere, sessualità) e in ambiente di lavoro sempre affrontate con una prospettiva individuale e centrata sulla persona che domanda. Il mio approccio alla clinica si fonda sull’importanza di riconoscere in prima istanza (e aiutare a riconoscerle) l’umanità e la fragilità della persona, passo fondamentale per individuare i punti su cui lavorare e per iniziare a stare meglio. Se è vero che alcune esperienze lasciano il segno e sono impossibili da dimenticare questo non significa che il dolore, una volta riconosciute le cause, non possa essere lenito e non possa essere trovata una nuova modalità di approccio alla vita che tenga conto delle nuove circostanze. La sofferenza con l’ascolto fa un passo indietro e lascia lo spazio alla persona per tornare a vivere in un modo non sperimentato prima che tenga conto di quel che è accaduto, che trasformi la sofferenza in esperienza e le difficoltà in necessità. Per arrivare ad una verità: “tutto è accaduto per arrivare a questo punto ed essere come sono e per consentirmi di andare avanti a partire da ciò che sono”.
Ho seguito anche pazienti disagiati o esclusi, come migranti o rifugiati politici e ciò mi ha permesso di raccogliere una forte esperienza nel trattamento del trauma nelle sue diverse cause e conseguenze. Ho maturato anche esperienza con soggetti fortemente traumatizzati, vittima di violenza di genere o di tortura.
Ho lavorato lungamente anche con pazienti appartenenti a culture e paesi diversi, cercando sempre di adattarmi il più possibile, utilizzando la loro lingua e documentandomi sugli usi e costumi e non solo, per comprendere il loro mondo. Ogni persona può essere intesa solo rifacendosi al suo mondo e al suo contesto di riferimento.